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Padova e la Rinascita dell'antico

Sede di un primo cenacolo umanistico, fiorito già dalla tarda età comunale, per opera di Lovato dei Lovati, Albertino Mussato e Rolando da Piazzola, rinvigorito poi dalla presenza del Petrarca presso la corte dei Carraresi, Padova fu tra i maggiori centri di sviluppo e di diffusione della cultura rinascimentale, con una marcata connotazione ‘antiquaria', o, come diciamo oggi, archeologica.
Per la città di Antenore, la 'riscoperta' del passato fu un tema di capillare penetrazione nel substrato non solo intellettuale, ma anche ideologico e politico; molta influenza ebbe nell'evoluzione del fenomeno l'interesse esercitato dalle vestigia materiali dell'antichità, a comprendere sia le testimonianze di evidente valore documentario, per esempio le epigrafi o le monete, sia gli oggetti di pregio artistico.
Ciò avveniva per naturale conseguenza di un'atmosfera polarizzata dall'istituzione universitaria, anche in stretto rapporto con il dilagare di un'intensa attività collezionistica, che favoriva il recupero e la conservazione, ma al tempo stesso promuoveva lo studio delle antichità, da parte di intellettuali e di artisti.
A questo si aggiungano i contatti molto precoci con altri ambienti culturali, di primissimo rilievo, come quello fiorentino, che rappresentò un punto di riferimento cruciale, in particolar modo durante il Quattrocento: nella Padova che da inizio secolo era entrata a far parte dei domini di terraferma della Repubblica veneta soggiornarono uomini di potere in esilio da Firenze, come Cosimo il Vecchio de' Medici e Palla Strozzi, nonché artisti del calibro di Filippo Lippi, Paolo Uccello, Niccolò Baroncelli; ma tra tutti la presenza più significativa è senz'altro quella di Donatello, che, giunto poco prima della metà del secolo, e trattenutosi un intero decennio, seppe dare un'impronta decisiva al successivo sviluppo della Rinascenza padovana.


Donatello, Miracolo del figlio pentito. Padova, Basilica di Sant’Antonio

Donatello, Miracolo del figlio pentito. Padova, Basilica di Sant'Antonio, Altare Maggiore
(foto Sailko, Wikimedia Commons)

Cadendo in un terreno così fertile, il seme era infatti destinato a germogliare rapidamente; seguaci ed epigoni del maestro toscano ne continuarono l'opera, mentre i grandi getti in bronzo realizzati dalla sua bottega inauguravano una tradizione che attecchì saldamente, rappresentando per la città un vanto nel panorama italiano ed europeo, in cui Padova si affermò come un vero e proprio epicentro della produzione plastica bronzea, soprattutto con riferimento al genere del bronzetto ‘all'antica', praticato con tanto successo da Bartolomeo Bellano e da Andrea Briosco detto il Riccio.
Pregevoli testimonianze di questa continuità si conservano presso musei di tutto il mondo. A Padova si segnalano soprattutto i Musei Civici agli Eremitani, che ben documentano questo particolare frangente storico artistico, come anche altre sedi museali: di notevole interesse per il tema della scultura rinascimentale 'all'antica' è il Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'Università di Padova, al Liviano, dove è possibile ammirare opere provenienti dalla collezione di Marco Mantova Benavides, che fu tra le più ricche e variegate raccolte del Cinquecento veneto.


http://padovacultura.padovanet.it/homepage-6.0/2013/01/museo_darte_medievale_e_modern_1.html

http://www.musei.unipd.it/archeologia/